8 luglio 2016

Infinito + 1 di Amy Harmon. Recensione


Buon giorno amiche di lettura,
capita anche a voi di iniziare un libro e non sapendo dove vi porterà vi lasciate trasportare dalle emozioni? Allora dovete assolutamente partire per un viaggio, il viaggio di un anima che altro non è se non la fusione di due spiriti persi e ritrovati. AmyHarmon ha tracciato un percorso e ha fatto scegliere a Bonnie Rae Shelby e Finn Clyde se e come percorrerlo: perché i due protagonisti all’inizio del libro si possono tranquillamente paragonare a due anime smarrite, e letteralmente spezzate. La disperazione dei protagonisti è talmente profonda che vorresti entrare nel libro e porgere lo la mano e trascinarli nella luce.

Si percepisce fin dalle prime righe che queste due sono anime pure, ma tormentate. Finn intravede Bonnie sul parapetto di un ponte avvolta nella nebbia, come se fosse una visione, mentre appena uscito dal carcere, sta letteralmente fuggendo da Boston. In quel flash, in quell’attimo, coglie immediatamente le intenzioni di quella ragazza incappucciata. E la salva, la salva da se stessa, dalle sue intenzioni, dal suo dolore. E cosa possono avere in comune un ex galeotto in fuga dal suo passato ingombrante ed una cantante multimilionaria che non riesce a vedere la possibilità di un futuro? Niente ovviamente, quindi a loro la scelta più grande della loro vita…deteriorarsi da soli, annegando nel proprio dolore o accettare una mano tesa alla quale aggrapparsi. Così partono per un viaggio, difficile, percorrendo una lunga strada che da Boston li porta a Las Vegas, durante il quale il destino, la forza della natura, il fato, le coincidenze, chiamatele come volete, Dio se preferite, li mette di fronte a delle scelte che mineranno i loro rispettivi credo. Perché Bonnie e Finn hanno in comune la perdita più grande che un essere umano possa immaginare, ovvero la perdita di una parte di se stesso, il proprio gemello speculare. Come si può riempire questo vuoto? Come si può rimarginare la ferita se non chiedendo aiuto e trovando la forza in chi sta soffrendo lo stesso male?! 


Il viaggio è una continua dicotomia tra ragione e sentimento, tra razionalità e irrazionalità, tra armonia e sospetto, tra solitudine e amicizia, tra odio e amore. E come se il destino volesse mettere una pezza in questo altalenarsi di sentimenti l’amore si accende, quello puro che quasi Bonnie e Finn rifiutano per paura, in un viaggio parallelo a quello della famigerata coppia di criminale Bonnie e Clyde. Provate a pensare lo scompiglio mediatico di una rock star country in fuga con galeotto… non solo devono combattere con loro stessi, ma anche contro una realtà distorta e manipolata. Ma loro si guardano, si riflettono l’un altro e si VEDONO, percepiscono il rumore di sottofondo, si sentono, si ASCOLTANO. Quanto ho adorato la canzone che Bonnie decida a Finn in cima ad uno scivolo di notte in un parco giochi pensando di essere sola: ed è lì che tutte le barriere cadono, anzi no, si sgretolano e il sentimento ha la meglio sulla ragione. Tutte le persone che incontrano nel loro lungo viaggio hanno la capacità di mettere un tassello al proprio posto, insegnando loro e regalando loro, una verità altrimenti taciuta: tutte le possibili facce dell’amore. Ma la domanda che mi sono posta spesso persa tra le righe di questo capolavoro è: esiste un solo tipo di amore? 

Ovviamente no, ce ne sono infinti, anzi infiniti + 1 che comunque farà sempre infinito. Chi come me ha scelto un’impostazione di vita volta alla scienza spesso si ritrova a dover mettere in discussione paradigmi e certezze quando paragonati a “eventi” difficilmente razionalizzabili. Quindi mi sono meravigliosamente persa negli schemi matematici e filosofeggianti di Finn, perché per me, razionalmente, rappresentano delle certezze, degli schemi predeterminati dai quali sai quale risultato puoi ottenere e aspettarti. Ma la mia parte irrazionale, quella fortemente credente al destino, ha adorato la visione e la follia di Bonnie, la sua apertura mentale, la sua voglia di aiutare il prossimo che sia un clochard con in mostra un cartello con scritto “Io credo in Bonnie e Clyde” che un nonno in difficoltà con la propria macchina. Non esistono discriminazioni in questo libro, tutti sono uguali, tutti trattati allo stesso paritetico modo Bonnie e Clyde erano un intero prima che venisse strappato loro la propria metà e in questo viaggio alla ricerca di se stessi trovano un punto di congiunzione, si saldano e iniziano a ricomporsi, fino a diventare nuovamente un tutt’uno, senza sapere più dove inizia l’uno e dove finisce l’altro esattamente come il simbolo dell’infinito. Essere alternativamente in queste due brillanti menti, vedere e ascoltare l’altro attraverso i rispetti POV rende perfetto questo percorso, che trova il suo equilibrio dopo che ognuno di loro ha avuto la possibilità di rendere giustizia alla propria persona, alla propria intelligenza, ai propri sentimenti. 


Quindi quando la paura di non essere compresi, di non poter avere una speranza per il futuro si dissipa, quello che rimane è lo sguardo che aggancia Bonnie e Finn in uno specchio in un camerino che riflette il loro amore, permettendo, a quei pochi testimoni che possono e vogliono, di vedere oltre gli abiti, oltre le regole. In quello specchio mi sono riflessa anche io e mi sono persa con il cuore in quello sguardo che rappresenta la voglia di vivere e di amare, ancora, all’infinito +1. A presto amiche di lettura, nel frattempo vi lascio con Bonnie e Finn.

Un abbraccio, Miky
Bellissimo


Qui trovate il romanzo (l'ebook ed il cartaceo)!



>> Ecco il link dove potete leggere la sinossi <<


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