14 ottobre 2015

Ho bisogno di te di Daniela Sacerdoti. Recensione


Amiche carissime,
oggi sono davvero felice di parlarvi di “Ho bisogno di te”, romanzo d’esordio di Daniela Sacerdoti, edito da Newton Compton Editori. Daniela è una giovane scrittrice italiana, di origini napoletane, trasferitasi a Glasgow per amore e, per passione, divenuta insegnante e poi scrittrice. Per ultimo lascio un dettaglio, ovvero che è anche pronipote del celebre Carlo Levi, sperando che questo dato niente tolga e niente aggiunga al fatto che “Ho bisogno di te” sia assolutamente straordinario. 

Le prime pagine sono state una doccia fredda. Dolore. Dolore ovunque. Quello vero. Quello che ti consuma i giorni e le notti; che toglie il respiro, la speranza, il futuro; che ti inchioda al muro, senza replica e senza sosta. E' il dolore di Elidih. E' lei a descriverci il suo calvario, i dieci anni trascorsi nel desiderio di avere un bambino dal marito Tom, i cinque tentativi di fecondazione in vitro, gli ormoni a dosi massicce che devastano più l'animo che il corpo. Poi la sua luce. Poi il suo buio. Poi solo il suo dolore. A trentacinque anni Elidih è una donna inutile. E' l'ombra di se stessa. E' ciò che resta di un aborto spontaneo alla decima settimana. Si incolpa e si punisce. Tre mesi dopo finalmente si alza e guarda le sue macerie: il matrimonio fallito molto prima della ricerca di un figlio, il tradimento di suo marito, le umiliazioni della famiglia, i resti della donna che era e che ora vede dissolversi. Disperata si aggrappa ad un'ultima speranza e torna a casa, ovvero a Glen Avich, in Scozia, luogo di un'infanzia serena tra affetti certi e rassicuranti. Per non scomparire. Per non cessare di esistere. A Glen Avich vive anche Jamie, amico di giochi infantili, oggi uomo, fabbro e papà. Anche lui ha il suo dolore. Maisie, la sua bambina, è l'unica ragione di vita. E' colei che lo salva ogni giorno dal tormento di un amore finito: Janet, artista affermata ma pessima madre. 


Lei se n’è andata. Lui cresce Maisie e si ritira dalla vita. Si blocca, si costringe a una solitudine profonda.  A Glen Avich “vive” ancora Elizabeth, o meglio l'anima di Elizabeth, mamma di Jamie, deceduta tre anni prima. La figura eterea di questa donna, tenerissima e così accorata per le sorti del figlio e dell'amata nipotina, segue, alimenta, custodisce la storia di Elidih e Jamie e della piccola Masie. Spirito incorporeo, impalpabile ma presente, Elizabeth si fa portavoce di monologhi bellissimi e profondi sui misteri della vita e della non vita. Meravigliose le sue riflessioni, spesso lunghe ma mai retoriche, e le descrizioni accurate del proprio essere spirituale. Elizabeth risponde a quel bisogno interiore e umano di sapere che sopra ogni cosa qualcuno ci ama, ci protegge, ci sostiene. E' un sussurro di ultraterreno che non guasta e non rende meno reale la storia narrata. Il suo ruolo nel romanzo è assolutamente centrale e determinante per la relazione tra i due protagonisti, ma anche per le vicende di altre figure secondarie, che impreziosiscono la trama del romanzo. Quando Elizabeth entra in gioco, Elidih e Jamie sono ancora persi ciascuno nella propria sofferenza. Il loro incontro è delicato e dolcissimo. 


Si riconoscono e si guardano. Ma non si toccano. La certezza della attrazione che provano fin dalla tenera età non fa precipitare gli eventi. Tutto si svolge con estrema lentezza: entrambi sono atterriti dai tormenti già vissuti. Prima è necessario affrontare le  proprie paure. Devono alzarsi, abbattere le barriere e ricostruire nuove fondamenta sui propri vissuti. Su strade parallele, sfiorandosi quando è possibile o quando è impossibile non farlo, si incamminano l'uno verso l'altra. Passano i giorni e il racconto si anima di eventi inaspettati e a volte drammatici. Fino all'epilogo: Elidih e Jamie si amano, e scopriranno di riuscire a fidarsi ancora, a tal punto da sussurrarsi “Ho bisogno di te”. Ho amato ogni capitolo di questo romanzo. Ho ascoltato le parole e i sentimenti. Ho sorriso con Masie, ho pianto con Elidih, ho meditato con Elizabeth e ho sbuffato con Jamie. Mi sono sentita parte delle loro storie perché non avrei potuto fare altrimenti. Daniela Sacerdoti ha tradotto in parole mille verità. Quelle in cui noi tutti sappiamo di credere ma non sempre riusciamo a verbalizzare. Ha descritto personaggi e paesaggi con una accuratezza e una delicatezza da lasciarmi in tanti casi senza fiato. Ha trasformato le emozioni in parole e le ha racchiuse in una trama a mio avviso incantevole. Ma soprattutto ha indagato il dolore, ne ha fatto esperienza e ha lasciato amore e speranza. Questo vi resterà leggendo “Ho bisogno di te”. 

Affettuosamente Francesca
BELLISSIMO


Trama | Mai innamorarsi del tuo migliore amico. Eilidh, trentacinque anni, ha il cuore infranto: ha perso il bambino che aspettava e che aveva tanto desiderato, e in più ha scoperto che suo marito ha una relazione con un’altra donna. Sconvolta, decide di lasciare Southport e di trasferirsi per un po’ nella piccola cittadina scozzese di Glen Avich, nelle Highlands, dove ha trascorso l’infanzia. Nella gelida e magica Scozia Eilidh si sente finalmente a casa. Qui ritrova i dolci ricordi del passato e l’affetto sincero della gente del posto. E qui abita ancora il suo amico di un tempo, Jamie, che ha alle spalle una storia altrettanto dolorosa. Eilidh e Jamie provano una forte attrazione reciproca, ma hanno sofferto troppo per riuscire ad abbandonarsi alle emozioni. Qualcuno però in segreto veglia sulla loro felicità. E il destino non tarderà ad aiutarli… Proprio quando tutto sembra perduto, scoprirai che l'amore ti sta ancora aspettando.



Qui trovate il romanzo!!






2 commenti:

  1. Ciao Francesca, bellissima recensione. Mi hai molto emozionato.
    Inoltre mi ero persa questo romanzo perciò lo aggiungo alla lista dei prossimi da leggere. Non vedo l'ora ^-*

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    1. Grazie, sei gentilissima. Senza dubbio è un romanzo che non si lascia dimenticare. Buona lettura. F.

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