2 aprile 2015

Recensione - “Pocketful of Sand” di M. Leighton


“Pocketful of Sand” è l’ultimo romanzo di Michelle Leighton uscito in inglese il 15 marzo.  La Leighton ha esordito in Italia con la trilogia dei ‘Bad Boys’, che penso tutte conosciate, e “Solo per te” (Down to you), il 1° libro della serie, è uno dei miei romanzi preferiti dello scorso anno. 

Dopo di che, penso che la scrittrice abbia perso la sua vena ispiratrice e i libri successivi li ho trovati parecchio deludenti. Speravo con questa nuova pubblicazione di ritrovare la Leighton di “Down to you”, l’autrice che con i gemelli Cash/Nash Devenport mi aveva tenuta sveglia la notte, deliziandomi con un una storia a dir poco meravigliosa e originale. Ma non è successo. Ho fatto tanta fatica a leggere e a finire questo libro! 


Penso sia il romanzo più brutto che l’autrice abbia scritto e, se fossi in lei, prima di dedicarmi alla stesura della sua prossima opera  mi concederei un periodo di riposo. Ci vorrebbe una bella vacanza alla ricerca dell’ispirazione perduta. Non mi è mai capitato di leggere un romanzo e alla fine non avere nulla da dire, come se il libro non mi avesse lasciato niente. Assolutamente niente. Ho trovato la storia molto debole e, mentre  leggevo, avevo la sensazione di conoscere come si sarebbero concatenati gli eventi o, ancora peggio, di averlo già letto. L’unica forza che mi spingeva a proseguire era la determinazione a concludere il romanzo a tutti i costi perché, come principio, non abbandono mai un libro a metà. Ma che sofferenza! 

Ho letto alcune recensioni che definivano l’atmosfera  un po’ magica, io l’ho trovata strana, direi quasi surreale.  Mi sono venuti in mente quei documentari della BBC che seguono la vita di alcune persone che hanno scelto di isolarsi dal mondo e di andare a vivere da soli in Alaska. Ho immaginato fosse quello il set del romanzo, con quel senso di isolamento e di claustrofobia. In alcuni momenti ho avuto l’impressione di vivere in un sogno e che niente fosse reale, ma frutto delle allucinazioni della mente devastata della protagonista. Anche i personaggi li ho sentiti distanti, indistinti, privi di un volto, e non sono riuscita pertanto a connettermi con loro. Il protagonista, Cole, ci viene presentato come un uomo misterioso, imperscrutabile, e devastato in seguito ad un grave lutto familiare. Ha perso la figlia in un tragico incidente. Continua ad incolparsi per ciò che è successo, si ritiene responsabile, e vive ogni giorno privandosi della vita e fluttuando sospeso nel vuoto. Hai la sensazione che il tempo che gli rimane da vivere gli sia stato concesso per espiare i propri peccati, e ogni momento sia l’occasione per punirsi, perché lui pensa di meritarsi di essere punito per ciò che ha fatto. Vediamo per la prima volta Cole accucciato sua  una spiaggia, triste e immerso nei propri pensieri, mentre in riva al mare è intento a costruire un castello di sabbia. 


E’ come se non gli importasse più nulla di ciò che gli sta attorno, di quello che succede nel mondo; ma l’unica cosa che conta è finire di costruire quel castello che è l’unico legame che gli rimane con sua figlia. Per il resto è così distaccato, distante con tutti. Dicono di lui che sia un po’ matto, che parli con gli spiriti, ma nessuno lo conosce veramente. Cole mi è sembrato una creatura soprannaturale fuoriuscita dal mare e, per tutto il romanzo, non sono mai riuscita a levarmi dalla mente quell’immagine in po’ sbiadita che ho avuto sin dall’inizio di lui. Proprio in quel momento su spiaggia sta passeggiando una donna  insieme a sua figlia, e subito nelle prime pagine avviene il primo incontro fra i due protagonisti. Eden, la protagonista, è una donna in fuga, una mamma single; lei e la piccola Emmy stanno fuggendo da un passato, un passato pericoloso. Nessuno sa dove si sono rifugiate, perché sarebbero in serio pericolo se chi le insegue lo scoprisse. Cole è l’enigmatico ricco proprietario del piccolo cottage in riva al mare,  dove Eden e Emmy alloggiano; il cottage è il loro nascondiglio segreto. E’ chiaro fin da subito che Cole e Emmy abbiano molte cose in comune, e forse è proprio per questo che il destino ha fatto in modo che si incontrassero. Sono due anime ferite,  entrambe con un passato che ha segnato irrimediabilmente le loro vite. Cole è un uomo bellissimo, di una bellezza quasi soprannaturale, eterea. Con i capelli biondi e gli occhi di un blu intenso del colore dell’oceano. Viene descritto come una figura  angelica, ma nel suo sguardo traspare l’inferno che lo perseguita. Eden si trova comunque affascinata e attratta dalla sua aurea misteriosa, e gli stessi sentimenti ed emozioni intense di lei colgono di sorpresa anche Cole. Nei primi capitoli lo vediamo quasi spaventato dalle emozioni che si impossessano di lui quando si trova vicino a Eden.  Sono emozioni che ha smesso di provare da tanto tempo e pensava che fossero morte. 

In tutto il romanzo mi sono sentita proprio come Cole all’inizio, distaccata, distante, solo che diversamente da lui nell’arco della storia non ho mai provato nulla e non c’è stato nessun graduale cambiamento. Mi sono sentita sempre poco coinvolta e non sono mai riuscita a percepire gli stati d’animo dei personaggi. Inoltre, mi ha dato un fastidio quel senso di staticità, come se il tempo in tutto il romanzo si fosse fermato, ed ogni scena riprendesse al rallentatore. Spesso mi è capitato di assopirmi, per essere risvegliata dai colpi insistenti alla porta della casa di Eden (è un susseguirsi di persone che vanno a trovarla e colpiscono quella maledetta porta), ma subito dopo tornava quel senso di torpore di poco prima. Quando ho scoperto i terribili segreti del passato di Eden e di sua figlia, non mi sono sentita devastata come sarebbe stato naturale succedesse. Il romanzo, infatti, ad un certo punto affronta una tematica molto delicata, ma la tratta in modo un po’ troppo superficiale. Adesso è arrivato il momento di parlarvi del finale.  La cosa che più di tutte non mi è piaciuta è proprio il modo in cui si è concluso o non concluso il romanzo. La scrittrice alla fine, nei ringraziamenti, prega i lettori di non svelare la conclusione, come se il finale fosse il frutto di un’idea geniale. Il finale deve essere una sorpresa. In effetti lo è stata, ma non l’ho trovata molto piacevole. Il modo in cui si conclude il libro è troppo sbrigativo ma soprattutto… assurdo. Ho dovuto rileggere e rileggere le pagine conclusive due volte per capire cosa la scrittrice intendesse comunicare. Alla fine, dopo varie riletture, sono rimasta allibita. Non vi dico cosa ho pensato in quel momento, ve lo risparmio! Un abbraccio, Greta

COSI' COSI' - D'INCORAGGIAMENTO


Trama: 

Non so dirvi cosa renda grande una storia d'amore. È l'attrazione istantanea quando un ragazzo incontra una ragazza? Sono i baci appassionati e il finale da favola? O è una vita costellata di tragedie, pagate in anticipo, per pochi momenti rubati di pura felicità? Si può dire che il dolore e la sofferenza, alla fine, valgano la pena per aver trovato il pezzo mancante della tua anima? La risposta è: non lo so. Non so che cosa renda grande una storia d'amore. So solo quello che è avvenuto nella mia. So solo che l’aver incontrato Cole, quando Emmy ed io  stavamo fuggendo da un incubo, è stata l’unica cosa che mi ha salvato. Che ci ha salvato. Lui era più distrutto di me, ma in qualche modo abbiamo preso reciprocamente i nostri pezzi in frantumi e abbiamo fatto un tutto. Se questo è ciò che rende grande una storia d'amore, se questo è ciò che rende una storia d'amore epica, quindi il mio ... la nostro è il più grande di tutti.

Qui trovate il romanzo!



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